lunedì 1 febbraio 2010

Consigli per le giovani generazioni - Camper Van Beethoven, "Popular songs..."

Se andate in un megastore musical-tecnologico con un nome di 4 lettere a capitale francese (F**C), nel settore offerte, alla misera cifra di 4,90 € potrete trovare un CD di un semisconosciuto gruppo californiano di fine anni '80, buffi sin dal nome, Camper Van Beethoven (spiegazione: "van" in inglese significa "camper"). Altro non è che un canonico "meglio di", la compilation più o meno postuma ad illustrare quanto di buono avevano combinato costoro, all those years ago. Sia chiaro, a meno che non siate la mamma o la fidanzata di uno dei membri, questo dischetto non raggiungerà la vostra personale top ten, ma se volete un'oretta buona di musica molto americana senza compiacimenti shoegaze oppure se avete bisogno di prove della fantasia che regnava sulla costa ovest prima dell'avvento del grunge, questo cd fa per voi. Allora, tossite 5 euro e vi portate a casa "Popular songs of great enduring strength and beauty", cioè canzoni popolari di grande e persistente forza e bellezza. I CVB sono stati geniali interpreti del momento post-punk, incarnandone la assoluta libertà di stili, da loro mescolati con genio, anche grazie al produttore Eugene Chadbourne. Per intenderci, la pagina Wiki definisce il loro stile " pop, ska, world music, punk rock, folk, alternative country, and acid rock". Provate lo ska di Skinhead Stomp o Border Ska, la tirata di Take the skinheads bowling (poi resa famosa da Teenage Fanclub nella colonna sonora di Bowling a Columbine, di Michael Moore), la psichedelia reinventata di "Pictures of Matchstick Men and You", primo singolo degli Status Quo, gli straniti strumentali di "ZZ Top Goes to Egypt" e "Opi rides again", il valzer sghembo countrieggiante di "Sad Lovers' Waltz", la dylaniana "Good guys and Bad guys". Non è un bignami di musica americana, ricorda di più quei potpourri di semi profumati che ti propinano al ristorante indiano con strani gusti mescolati. Una menzione a parte meritano i testi, surreali e nonsense (chi chiamerebbe un album "Vittoria schiacciante con chiamata gratuita"?), che rendono ancora più di nicchia un prodotto che di massa non fu e non sarà mai, tutto giocato tra il serio ed il faceto. Che non può non chiudersi, ovviamente, che con "Ambiguity song". Per 4,90 € non trovate di meglio

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