giovedì 14 gennaio 2010

I sopravvalutati - The Rolling Stones (dopo la morte di Brian jones)

"la cosa più salutare è sicuramente iniziare dai propri idoli", L. Croce, op.cit, 2009. D'accordissimo, d'altronde Abramo fonda il monoteismo distruggendo gli idoli del padre Terakh, e da quel gesto deriva quasi tutta la nostra cultura, non solo di musica pop.
Premessa necessaria: da cosa deriva la sopravvalutazione? Dall'aver venduto 38 fantastilioni di copie con meriti artistici discutibili? no, alcuni gruppi hanno un bacino di ascolto maggiore di altri ed il grande pubblico non sempre premia l'arte. Che le Spice Girls vendano di più dei Gravenhurst rientra nella natura delle cose e non necessariamente significa che le Spice Girls siano sopravvalutate. Poi, una carriera chilometrica porta artisti particolarmente longevi a rendere di più al botteghino di gruppi sbandati dopo l'esordio. Bisogna anche tenere conto di quanto il mercato musicale si sia ampliato, e mentre una volta se volevi conocere, che so, i Beatles, per citare un gruppo semisconosciuto, o li ascoltavi su vinile di un amico o li andavi a vedere dal vivo nei pochi concerti, oggi anche i Bastard Sons of Dionysos hanno, tra myspace e last.fm, video e moltiplicazione dei concerti (ormai è tutto un festival, da Roskilde a quello di Tricase), iTunes e ospitate televisive, delle possibilità di marketing inesistenti fino a poco tempo fa. Chi ha più di 20 anni ricorda tempi belli in cui la pubblicità la si faceva ai fustini di detersivo e non all'ultimo, "imperdibile" album di Tiziano Ferro.
La sopravvalutazione, IMHO (in questi tempi di acronimi..), deriva dall'essere creduti o dal farsi credere portatori di valori musicali, artistici, sociali che non si hanno. Ti spacci per il portavoce di una generazione? sei considerato il genio inventore di 3 o 4 generi musicali? rilasci una sola intervista all'anno e solo al New Yorker? beh, se poi non piazzi lì un album meraviglioso e sofisticato, originale e di grande attualità, la diagnosi di sopravvalutazione si fa più probabile.
Ed è ancora più probabile per quei gruppi che magari affondano le radici in altre epoche (i favolosi anni 60, i favolosi anni 70, i favolosi anni 80, i favolosi anni 90, abbiamo sempre vissuto nelle favole ma io di fatine non ne ho mai incontrate) e che oggi sono ancora in circolazione, anche grazie all'ennesima operazione di revival. Ecco che il battage pubblicitario batte la grancassa per gente imbolsita, stanca e senza più niente da offrire alla platea se non i gloriosi trascorsi, attrubuendogli meriti ormai ampiamente demodè. Finita la tirata, passiamo agli idoli.
Sono stati appesi nella mia cameretta per un lustro, assieme ai Beatles, a Stenmark e a Bettega, a rappresentare i turbamenti adolescenziali, nel poster preso da High tide and green grass. Sono stati equivocati per essere l'icona della carnalità, grazie all'adesivo con la linguona che decorava metà delle 2CV e delle Dyane, ai testi ammiccanti ora al sesso ora al diavolo in persona. E come nel film "Il mio amico il diavolo" (peter cook e dudley moore, meraviglioso) si scopre che il diavolo è davvero un tizio qualunque. A dispetto di tutte le pagine sprecate a spiegarci che i Beatles erano l'ala pulita se non sdolcinata della gioventù inglese (infatti McCartney è finito dentro per droga a 40 anni..) e i Rolling Stones la faccia sporca e viziosa, questi ultimi rimangono soltanto una discreta blues-band i cui numeri migliori, per evidente paradosso, sono saltati fuori quando il ritmo si è placato e gli amplificatori spenti. Play with fire, As tears go by, Lady jane, Ruby tuesday, She's a rainbow, Paint it black sono oggi ancora ascoltabili e gradevoli mentre le più diaboliche Jumping Jack Flash o Sympathy for the Devil (tanto per non addentraci negli ingloriosi anni 70 degli Stones, con il caramelloso e indigeribile budino di Angie) sembrano vecchie e datate come una foto in kodachrome. E con l'andare degli anni, impersonare i maudits che celebrano nozze sataniche e ambiguità sessuale è diventato sempre più difficile, con l'inevitabile conseguenza che le facce rugose si sono fatti sempre più ridicolmente aggressive e le capigliature, al limite del posticcio, sempre più incongrue. I Rolling Stones non hanno cambiato il mondo e neppure la musica, hanno fatto un bel malloppo di belle canzoni. Sono stati trasgressivi nelle pose e nella condotta, molto più composti e di maniera nella loro discreta arte. Sono diventati ricchi con produzioni mediocri e ricchissimi con album pessimi, oggi fanno tristezza mentre trascinano in giro il loro cadavere. Sarebbe ora che noi la si smettesse di venerarli come eroi maledetti e musicisti eterni, e si tornasse ad ascoltarne il meglio.

7 commenti:

  1. la cosa più affascinante e creativa che associo ai rolling stones da 40 anni a questa parte è la caduta di keith richards dalla palma da cocco qualche mese fa.

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  2. Rolling Stones una delle band piú sopravvalutate di tutti i tempi. Erano giá obsoleti, come minimo, dal 1966-67, con l'apparire dei Cream e i primi albums (e concerti) di Hendrix. Se si considera la pubblicazione di Satisfaction (maggio 1965), si parla di meri 2 anni al massimo [a voler essere generosi).

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    1. mi sa proprio che di musica non te ne intendi

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  3. va be' ammettilo volevi imitare Scaruffi che, bontà sua, spara a zero sui Beatles...... il mondo è bello perchè è vario

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  4. Preferirei imitare gli Stones che Scaruffi...

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  5. Ottima musica per i primi 15 anni e bla bla bla... ma adesso adesso hanno tritato il pesce. Una condfisca del patrimonio altro che osannarli e regalargli i soldi. calci in in culo a quattro vecchietti viziati dalla fortuna e mediocri

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