sabato 2 aprile 2011

Femmouzes-T - Tripopular. Ok, un po' di nicchia, ma...

Mr. Gotti, antico amico dei bei tempi , è solito canzonarci amabilmente (leggi: ci piglia per il culo) per i nostri gusti a suo dire un po' di nicchia. Noi abitualmente non raccogliamo la provocazione, riconoscendo che siamo sì antisociali, ma non così originali di gusti.  Ma mentre mi accingo a celebrare un autentico peana per le ormai disciolte Femmouzes-T, temo che il Gotti un po' abbia ragione. Dunque le Femmouzes-T: prendete una fisarmonicista brasiliana e una percussionista francese (ma a buon senso, non dovrebbe essere il contrario?) dichiaratamente lesbiche, unitele nella vita e nella musica, aggiungete un batterista ed un chitarrista e fatele suonare musica francese ed un po' di samba con testi omofili e femministi. Interessante, ma inevitabilmente di nicchia, no? Invece l'album è godibilissimo anche se introvabile, con un sacco di citazioni dotte e un bel po' di buona musica. C'è un po' di Brassens (La femme du soldat inconnu), un po' di Gaber (Chui normal), c'è un che di anarchico nel cantico d'amore per le sigarette (T'es dans ma tête et sous ma peau, con un testo che molti vorrebbero sentirsi dire da una donna...) e un bel po' di Brasile sparso qua e là. C'è l'invettiva anti-omofoba di Homomachine. C'è lo ska acustico (si potrà dire?) di L'estaca, cover di Luis Llach. E soprattutto c'è il merviglioso inno di "On parle de parité", che solo la scarsa distribuzione non ha reso un vessillo della protesta femminista. 


Insomma ci sonto tante belle influenze in un disco che non so nemmeno in che lustro sia uscito, credo attorno al 2005, che ho trovato per vie traverse su ebay. Ripensandoci, è vero, ascolto musica di nicchia e spesso me ne compiaccio, e va proprio bene così.

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