venerdì 13 aprile 2012

Lewis Floyd Henry - One Man & his 30w Prawn


Il signor Lewis Floyd Henry (di seguito LFH) è un artista di strada, uno di quelli che incontri nelle metropoli più turistiche -in questo caso  Londra-, piazzati per strada o nelle fermate della metro a suonare per il piacere dei passanti e soprattutto per raggranellare qualche spicciolo. LFH è il classico one-man-band, chitarra, armonica appesa al collo, batteria comandata col piede, amplificatore a batteria e altri ammennicoli. Trasporta tutto con un passeggino adattato, si piazza in un angolo e inizia a suonare.
Succede poi che sia molto bravo, e che un produttore discografico (piccolo piccolo, eh) se ne innamori e gli faccia fare un disco. Questo qua.
Questo produttore poi deve essere uno che sa gestire il proprio patrimonio artistico se i dischi di LFH, invece che rimanere nella custodia aperta in cui i passanti lasciano le monete, sono arrivati in negozi lontani qualche migliaio di km e sono stati recensiti in paesi ben lontani dal suo, regalando al signor LFH una fama non certo stratosferica, ma comunque ben superiore a quella tipica degli artisti di strada come lui.
Va poi detto che il tizio in questione è uno che pur non scendendo a troppi compromessi, è piuttosto ambizioso e rincorre il successo con una certa determinazione. Non scende a compromessi quando decide di eseguire per strada solo musica sua e non cover di pezzi celebri, ben più facili ed appetibili ai passanti. Non scende a compromessi quando decide di fare tutto da solo. In un'intervista ha detto che inizialmente l'idea di suonare con altri, una piccola band, gli pareva più "a effetto", più attraente per il pubblico distratto della strada. Poi si è reso conto che da solo riusciva a gestire meglio tutto quel che gli veniva in mente di fare. Così si è dovuto solo studiare gli accorgimenti per suonare tutta quella roba insieme e via: one-man-band. Non scende a compromessi quando nonostante  l'aspetto dilettantesco dell'essere un artista di strada, registra ogni esibizione, per riascoltarla e perfezionare ciò che non va ancora.

Il genere è un rock-blues sporco e tagliente. La voce ricorda un po' quella del Mick Jagger alle origini e certe sonorità sembrano arrivare proprio da Aftermath o Beggars Banquet, ma si avvertono pure sentori di Captain Beefheart, Hendrix, blues del delta, qualche deriva hard-rock. In un pezzo io ci ho pure ritrovato gli Animal Collective, in un certo modo di cantare. Con la voce dà spettacolo: passa da registro basso a falsetto con nonchalance spettacolare dentro le singole strofe. La ritmica, pur essendo per forza di cose piuttosto semplice, si lega molto bene al groove complessivo, e gli arrangiamenti sono sorprendentemente sofisticati.

È una concessione che faccio raramente, ma questa volta ammetto che si tratta di un disco che va ascoltato un po' di volte per essere apprezzato. Soprattutto per il fatto che i primi ascolti si concentrano sul "cosa riesce a fare questo tizio tutto da solo", perché la registrazione è fatta in presa diretta, come fosse per strada (a parte qualche marginale sovraincisione). Superata la fase di stupore ci si concentra sulla qualità e originalità del lavoro e si ha finalmente modo di apprezzarlo appieno.
A me gli artisti di strada in genere piacciono molto, ma sapendo che tra loro si nascondono personaggi di questa caratura, d'ora in poi li ascolterò con ancora maggiore attenzione.

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