mercoledì 24 aprile 2013

The future now? tempo di congedo per l'album bianco?

Sono ormai quasi 5 anni che scriviamo, con ondulante intensità e dedizione articoli e post che possiamo etichettare, individualmente e a seconda del momento, come francamente inutili o fondamentali per le sorti umane o quasi. Propendo per la prima ipotesi, e va bene così.  Persi nell'autoreferenzialità della melomania, ci siamo scritti addosso per anni, con occasionale zelo e costante piacere. Nel grande inganno internettiano, in cui non sai se la platea che ti ascolta sia composta da 200000 appassionati sparsi per il globo o da te stesso e dal tuo misero DNS, non sapremo mai se abbiamo raggiunto qualcuno o qualcosa. Ma non è questo il punto. Quello che io so aver raggiunto  è un momento di pausa, in cui ogni scrittura mi sembra esercizio stilistico vuoto, in cui nemmeno la clamorosa natura onanistica del tutto mi offre gran diletto. Insomma la vena scrittoria mia personale si sta esaurendo, sclerotica o trombizzata che sia. Le cause possono essere molteplici. Una questione di stagioni? L'esaurimento delle cose da dire? la soffocante contrazione dei tempi morti dedicabili a questo inutile e giocoso otium? mah, chi lo sa, il dato di fatto è che non riesco a scrivere. E se non riesco a scrivere, che cosa ci provo a fare? Alzo bandiera bianca ed, anzichè sproloquiare sulla recente scoperta degli A fil du ciel o degli Yugen, tengo questa piccola orazione di commiato per la mia parte di blog. Ora, contrariamente al luogo comune,  il blog non è una cosa viva, la posso dichiarare morta e riesumarla a nuovo splendore il giorno dopo, come mai sepolta. Di più essendo a più voci, il blog può essere defunto per una e vegeto per l'altra. Il commiato, sul www, è sempre per definizione parziale e reversibile e quindi non drammatico. Nell'attesa e nella speranza che la vena creativa riprenda flusso e senso, ecco il mio brano di congedo preferito. Il buon (fu) Simon Jeffes lo intitolò "The Sound of Someone you Love who's Going Away and it doesn't matter" mentre dalla struggente tristezza traspare che non è vero, che it does matter,  che importa eccome. E' uno dei pochi brani che mi permetto di ascoltare in loop. Se questo è un commiato dai lettori, da chi ci ha sbirciati, da chi ci ha letti, riletti o fatto un pezzo di strada con noi, valga la musica dei Penguin, se no è solo un delizioso aperitivo ad una risorgenza imminente

E visto che a noi melomani non basta mai ecco un altro brano di saluto/commiato/addio, senza rimpianto, anzi, con un solido grazie, tratto dai Kinks d'annata


PS: magari tra 3 giorni sono di nuovo qui a tritare gli zebedei, magari Luca porterà avanti con militaresca costanza il blog, magari Abo scatenerà su di voi una tempesta di parole. E magari gli addii sono tutte balle.

2 commenti:

  1. Post paradossale: scrivi 477 parole (contate con word) per dire che non scrivi più.
    E già questo ti rende poco credibile.
    Poi sono sicuro che sollevato dal peso del dovere tornerai a scrivere.
    Almeno spero, dai

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  2. sono notoriamente poco credibile e mi basta pochissimo per cambiare idea. era solo il prendere atto di una pausa. e quanto allo scrivere, penso abbia ragione tu! E grazie mille... M

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